Lo stemma: la Mandragora

Uno dei miti riguardanti le origini di questa ambigua pianta narra che quando Dio creò il mondo si riservò la creazione degli esseri viventi sulla terra, nelle acque e nell’aria; ma nel contratto con Satana, aveva dimenticato il sottosuolo. Lo spirito del male, geloso del creatore, volle anch’egli fabbricare uomini e donne viventi sotto la terra. Il suo genio inventivo, ma incompleto, non portò che alla plasmazione informe delle mandragore. Dal momento che queste, strappate da terra, penetrano nel Regno di Dio, cessano di vivere. Nel Medio Evo si riteneva che chiunque tentasse di sradicarle, ma anche chiunque vi inciampasse inavvertitamente, o vi passasse troppo vicino, ne morisse. La raccolta si basava pertanto sul sacrificio di un cane, solitamente nero, che veniva legato per la coda o per il collo, alla radice della pianta: nel momento in cui il cane, correndo in direzione opposta alla radice, l’avesse sradicata, sarebbe morto. Quando la si sradica dal terreno emetterebbe un grido così terrificante e penetrante da portare alla morte: chi stava intorno si tappava le orecchie con la cera o suonava tamburi. La radice deve essere purificata e se la si rende il più possibile simile all’uomo, accudita e avvolta nella seta posta in scrigni di legno e abbeverata con vino, procura felicità, ricchezza, salute, aiuterà a trovare tesori nascosti, scaccerà le forze negative, sarà cioè una sorta di panacea contro tutti i mali, riuscendo anche svelare al suo possessore le vie del futuro.